Prevenire l’aquaplaning è più semplice se si hanno a bordo della vettura i pneumatici giusti: vediamo quali sono e come aumentano la sicurezza sul bagnato.
Per prevenire l’aquaplaning è necessario avere a bordo della vettura i pneumatici giusti, capaci di gestire al meglio anche i flussi d’acqua più abbondanti e consentire al battistrada di mantenere sempre il contatto con la superficie stradale. Ma quali sono queste gomme e in che modo funzionano? I pneumatici migliori per affrontare l’aquaplaning sono quelli estivi, in quanto dotati di specifico disegno del battistrada creato proprio con lo scopo di smaltire elevati volumi d’acqua, come quelli che si riversano sulle strade in seguito agli acquazzoni tipici della stagione estiva e di quella autunnale. Queste coperture consentono di mantenere costante l’aderenza del battistrada sull’asfalto, incrementando la sicurezza alla guida su strade bagnate. Scopriamo allora più nel dettaglio il loro funzionamento.
Le gomme che vantano un’elevata resistenza all’aquaplaning sono realizzate con un particolare design del battistrada, che prevede scanalature meno profonde (in confronto alle coperture invernali) ma più ampie, in grado quindi di espellere un quantitativo d’acqua maggiore. Sono studiate in maniera apposita per affrontare al meglio le strade allagate in seguito ad un acquazzone, come quelli che caratterizzano la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Saper smaltire flussi d’acqua notevoli è necessario per consentire alla gomma di mantenere il contatto con la superficie stradale, e garantire quindi aderenza, trazione e spazi di frenata ridotti anche quando l’asfalto è molto bagnato. L’aquaplaning si verifica nel momento in cui si viene a creare un velo d’acqua che si interpone fra il battistrada e la gomma, e porta alla perdita del controllo del veicolo, per tale ragione può risultare piuttosto pericoloso e causare uscite di strada e incidenti. Per prevenirlo, bisogna perciò puntare su gomme capaci di impedire che si inneschi questo fenomeno.
È grazie alla profondità e alla forma degli intagli che il battistrada è in grado di gestire in maniera corretta i flussi d’acqua e smaltire quella in eccesso, affinché la gomma mantenga sempre il contatto con la strada e possa fornire così l’aderenza necessaria sul bagnato. I pneumatici sono capaci di garantire il giusto grip in presenza di pioggia solo se la profondità delle scanalature è sufficiente, per questo viene imposto un limite legale minimo a tale parametro che è di 1,6 millimetri. Al di sopra di questa soglia, le gomme riescono a lavorare in modo efficiente, al di sotto cala drasticamente la resistenza all’aquaplaning e quindi può bastare anche poca acqua sull’asfalto per innescarlo e mandare in crisi le coperture. Ecco perché gommisti ed esperti consigliano di sostituire prontamente le gomme auto quando lo spessore del battistrada è prossimo a 1,6 millimetri.
Le scanalature sul battistrada sono studiate per espellere l’acqua che si frappone tra la gomma e l’asfalto e assicurare così la giusta aderenza. Un pneumatico nuovo e al massimo della sua efficienza è capace di smaltire sino a 30 litri di acqua ogni secondo con la vettura che viaggia a 80 chilometri orari. Con l’andare del chilometraggio e l’usura questa capacità si riduce, fino al punto in cui le gomme non sono più in grado di smaltire e far defluire in modo adeguato l’acqua presente sulla strada: questo comporta una riduzione della loro efficienza nel contrastare l’aquaplaning e di conseguenza non potranno più evitarlo, nemmeno alle basse velocità. Oltre ad aumentare il rischio di aquaplaning, poi, diminuisce l’efficacia nella frenata, con spazi di arresto che si dilatano, incrementando ulteriormente i pericoli. Per questo bisogna assicurarsi che le gomme siano sempre in condizioni ottimali, così che le scanalature possano svolgere il loro lavoro a pieno regime.
Sì, è possibile conoscere e tenere sotto controllo la profondità degli intagli delle proprie gomme in ogni momento, grazie ad appositi strumenti. In primis, i pneumatici sono dotati di un piccolo indicatore sulle scanalature denominato TWI – acronimo inglese di Tread Wear Indicator – che segnala il limite legale di 1,6 millimetri. Finché tale indicatore è visibile si è al di sopra della soglia, se non è più visibile bisogna provvedere il prima possibile alla sostituzione delle coperture. Per verificare l’effettiva profondità si può inoltre utilizzare un dispositivo digitale, lo spessimetro, che funziona in modo semplice: si inserisce la punta all’interno della scanalatura, verificando il battistrada in più aree, e sul display comparirà la misura della profondità. Può essere uno strumento molto utile ed è acquistabile con una spesa di pochi euro.
Affinché i pneumatici mantengano a lungo la loro efficienza, e dunque elevata la resistenza all’aquaplaning, è essenziale un’adeguata manutenzione, che prevede controlli regolari. In primis si deve verificare la pressione di gonfiaggio: gomme non gonfiate in maniera corretta, infatti, vanno incontro a problematiche come usura eccessiva oppure anomala, che incidono in modo negativo sulla profondità degli intagli. Il controllo visivo è necessario per individuare eventuali anomalie sul battistrada, fra cui appunto parti più usurate di altre, segnale che c’è qualcosa che non va nel pneumatico oppure nella meccanica. In ogni caso è sempre consigliabile affidare tali controlli ad un’officina, poiché l’esperienza e soprattutto la strumentazione di un gommista sono utili per scoprire eventuali problematiche non visibili e intervenire prontamente, evitando guai peggiori.
La prevenzione dell’aquaplaning passa indubbiamente da pneumatici che possano garantire un’alta resistenza a questo fenomeno, ma non può prescindere da una guida attenta e prudente. Un fattore decisivo nella genesi dell’aquaplaning quando si è al volante è la velocità, più è alta maggiori sono le probabilità che le gomme non riescano a smaltire adeguatamente l’acqua presente sulla sede stradale. Moderando l’andatura, si renderà più semplice il lavoro delle coperture, impedendo così che si crei il velo d’acqua fra il battistrada e l’asfalto che porta alla perdita di controllo del veicolo. Inoltre vanno sempre evitate le manovre brusche, sia nelle sterzate che in fase di frenata. Ad ogni modo è raro che l’aquaplaning si inneschi contemporaneamente su tutte e quattro le ruote, quindi si ha un certo margine di manovra per intervenire: l’importante è ridurre la velocità non appena si avverte la perdita di controllo del veicolo e mantenere la calma.
Sull’etichetta europea dei pneumatici è presente un parametro che ci offre informazioni relative al rendimento sul bagnato di ogni prodotto in commercio. Le gomme che appartengono alle classi A e B in relazione a tale parametro forniscono una buona resa su strada bagnata, tuttavia ciò che viene preso in considerazione per classificare i pneumatici in presenza di pioggia sono glispazi di frenata, pertanto non viene valutata nello specifico la resistenza all’aquaplaning. Si tratta quindi di un parametro di valutazione molto parziale che riguarda la frenata, senza dubbio importante per informare che le gomme auto appartenenti alle classi A e B garantiscono spazi di arresto ridotti, ma insufficiente nella disamina a tutto tondo del pneumatico, in quanto non sono presenti dati o analisi relativi alla tenuta di strada in curva e, appunto, alla resistenza all’aquaplaning.