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Gomme ricostruite: il risparmio supera i 50 milioni di euro

Published in montaggiogomme by Matteo Lecca, 12/14/2020 0

In Italia nel corso del 2019 è stato possibile risparmiare oltre 50 milioni di euro – per la precisione 54,8 – nella produzione di gomme auto grazie ai pneumatici ricostruiti, che hanno permesso di ridurre i consumi energetici e l’impiego di materie prime. I numeri in fatto di contenimento delle spese e salvaguardia dell’ambiente sono dunque nettamente a favore di questi prodotti, che però non convincono ancora del tutto; sicuramente rappresentano una soluzione perfetta per i veicoli di tipo industriale, ma sull’utilizzo nelle vetture stradali c’è ancora molto scetticismo, nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi anni siano stati notevoli. Tuttavia le gomme nuove vengono ancora preferite e le prestazioni dei ricostruiti possono essere paragonate a quelle di pneumatici cinesi molto economici, dunque con performance di livello basso.

I dati del risparmio

La produzione di gomme ricostruite ha permesso un importante contenimento in termini di consumi: sono infatti 23,3 milioni i litri di petrolio e sostanze equivalenti risparmiati, che vanno ad aggiungersi alle oltre 17 mila tonnellate di materie prime impiegate in meno. Tutto ciò ha portato consistenti benefici per l’ambiente, grazie alla riduzione di oltre 20 mila tonnellate di pneumatici usati e alla diminuzione di circa 9 mila tonnellate di CO2 immessa nell’atmosfera. Il risparmio rappresentato da questa tipologia di prodotti si rivela ancora più importante in questo momento, in cui la crisi economica innescata dalla pandemia globale ha causato problemi in molti settori. Quindi anche quello dei pneumatici ricostruiti, che stava cercando non senza fatica di emergere, è stato penalizzato dalle difficoltà del periodo, pur offrendo una soluzione meno dispendiosa agli automobilisti che vogliono cambiare gomme alla loro auto.

Servono nuove politiche 

Secondo l’associazione italiana che riunisce i ricostruttori di pneumatici – AIRP – andrebbe incentivato l’acquisto di gomme ricostruite attraverso politiche adeguate, sfruttando proprio un momento come questo in cui gli equilibri del recente passato sono venuti meno. Il settore andrebbe sostenuto in quanto garantisce benefici a più livelli, in termini di risparmio – come abbiamo visto in precedenza – e di tutela dell’ambiente, e che in condizioni normali potrebbe portare ad una riduzione dei consumi e dell’uso di materie prime ancora superiore, se supportato in maniera efficace. È innegabile che negli ultimi anni la tecnologia che sta alla base dei pneumatici ricostruiti abbia fatto consistenti passi in avanti, tuttavia è difficile imporre in poco tempo un’idea nuova anche perché i risultati non sono sempre convincenti e soddisfacenti, come visto in precedenza e come si può leggere QUI. Finché la concorrenza sarà rappresentata da pneumatici nuovi a basso costo, sarà difficile per questo settore imporsi.

Cosa ostacola la diffusione delle gomme ricostruite

E sono proprio i pneumatici low cost a costituire il primo ostacolo alla diffusione di tali prodotti, coperture nuove – in prevalenza provenienti dal mercato cinese – che si propongono a costi molto bassi e dunque allettanti per gli automobilisti. E nei test mostrano di avere comunque performance superiori a quelle delle gomme ricostruite e perciò vengono preferite dai guidatori. Il secondo problema legato a questi pneumatici low cost è che non sono ricostruibili, poiché la loro qualità è piuttosto bassa, dunque una diffusione maggiore di questi prodotti toglie ulteriore margine di crescita alle coperture ricostruite. La concorrenza è spietata e ha inevitabilmente causato un rallentamento della crescita, è certo però che serva un ulteriore sviluppo a questa tipologia di prodotti, che allo stato attuale sono come rendimento ben lontani dai top di gamma e faticano tuttora a competere pure con quelli low cost, rivelandosi adatti ai veicoli commerciali ma non del tutto all’altezza di quelli stradali.