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Pneumatici ricostruiti: meglio evitarli, per ora

Published in montaggiogomme by Matteo Lecca, 9/28/2020 0

Negli ultimi tempi di crisi economica causata dal Coronavirus e dal conseguente lockdown, nel settore gomme auto si fa un gran parlare di pneumatici ricostruiti: una soluzione valida che consente di risparmiare sull’acquisto, poiché più economici rispetto alle coperture nuove. Ma sono davvero convenienti? Per rispondere alle domande degli automobilisti sulle gomme ricostruite, l’ente TÜV SÜD ha organizzato un test per metterli alla prova e scoprire come vanno realmente. Sicuramente i vantaggi di questi pneumatici risiedono nel risparmio, in quanto costano decisamente meno rispetto ai nuovi, e nella tutela dell’ambiente, perché realizzati partendo da gomme giunte a fine ciclo. E per il resto? Scopriamo i risultati emersi dalle prove effettuate, che ci svelano che la realtà è un po’ diversa da come viene dipinta.

Come si è svolto il test

Nelle prove effettuate, è stato utilizzato uno specifico pneumatico ricostruito, il King-Meiler STREAX realizzato da Reifen Hinghaus GmbH (azienda specializzata in questa tipologia di gomme), messo a confronto con due prodotti “tradizionali”, un top di gamma come Goodyear EfficientGrip Performance 2 – usato come riferimento – e l’economico Goodride SA37 Sport, una gomma cinese. Ebbene, nel confronto il pneumatico ricostruito ne esce con le ossa rotte… letteralmente! In tutti i test svolti in pista, sia la gomma ricostruita che quella economica cinese non sono state in grado di avvicinarsi ai risultati del Goodyear (tranne in un caso); addirittura peggio sono andate le prove di laboratorio, durante le quali le coperture ricostruite sono state sottoposte a verifiche sulla tenuta alle alte velocità, secondo gli standard europei, e i risultati sono stati decisamente insufficienti, facendo emergere tutte le criticità di questa tipologia di gomme.

Male in laboratorio

In queste prove, infatti, i pneumatici hanno perso pezzi di battistrada nel primo test e nel secondo è avvenuta persino un’esplosione dopo soli 16 secondi di utilizzo, mentre la gomma viaggiava a 270 chilometri orari. Una velocità che sulla carta avrebbe dovuto sopportare, visto che aveva come codice di velocità W. Un esito del tutto inatteso, che ha provocato non poco stupore in chi si stava occupando di mettere alla prova il King-Meiler STREAX, un pneumatico tedesco ricostruito seguendo elevati standard di qualità, che però non ha retto quando è stato portato al limite. Per ovvie ragioni il prodotto è stato subito ritirato dalla vendita e l’azienda produttrice ha avviato delle indagini per capire quali sono le cause che hanno portato allo scoppio della gomma. Un intervento di analisi doveroso, poiché sino a che non viene individuata la causa, il produttore non può essere ritenuto responsabile.

Le prove in pista

Nelle prove in pista a cui sono state sottoposte le tre gomme, sono emersi i punti più critici dei due prodotti economici, quello cinese e il ricostruito. Nel test sulla frenata su asfalto asciutto, il Goodyear ha impiegato 36 metri per arrestarsi viaggiando a 100 km/h, il Goodride cinese ha avuto bisogno di quasi un metro in più, mentre la gomma ricostruita si è fermata dopo 38,3 metri, dunque oltre due in più. Ancora più evidenti le differenze nella frenata sul bagnato, parametro nel quale la copertura cinese e quella ricostruita hanno risultati simili e necessitano addirittura di 5 metri in più per arrestarsi rispetto al Goodyear. Ciò significa che mentre il pneumatico americano è ormai fermo, le altre due gomme esaminate stanno ancora viaggiando a circa 30 km/h, con un aumento esponenziale del rischio di incidenti o tamponamenti. Tuttavia ci sono anche state prove in cui il Goodyear non ha primeggiato.

La sorpresa nella resistenza all’aquaplaning

La prova della resistenza all’aquaplaning ha lo scopo di mostrare a quale velocità i pneumatici iniziano a slittare poiché perdono il contatto con il suolo, a causa appunto dell’aquaplaning, ovvero la presenza abbondante di acqua sulla superficie stradale. Nella prova in questione, con 8 millimetri di acqua in pista, il Goodride è quello che ha reagito meglio, perdendo grip a oltre 84 chilometri orari, mentre il Goodyear ha iniziato a slittare ben prima, a 79 km/h, quasi allo stesso livello della gomma ricostruita, 78 km/h. Un risultato modesto per il pneumatico americano, che mostra nella resistenza all’aquaplaning un evidente punto debole. Come detto in precedenza, si è poi passati ai test di laboratorio, che il Goodyear e la gomma cinese hanno superato senza problemi, mentre il ricostruito è esploso poco dopo aver iniziato la prova nella situazione limite al massimo della velocità.

Le gomme ricostruite sono da evitare?

In conclusione, la risposta a questa domanda è sì: nonostante in molti le consiglino, le gomme ricostruite è meglio evitarle – per ora – perché sono coperture con performance inferiori a quelle nuove in tutte le condizioni. Quindi pur trattandosi di prodotti omologati, come specificato dall’Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici (AIRP), la loro resa può essere paragonata a quella delle gomme cinesi economiche, ma con dei limiti più evidenti in qualsiasi situazione di utilizzo, che sia standard oppure più critica. Nel segmento autovetture, il loro utilizzo è sconsigliato almeno al momento, nonostante sia invece diffuso in altri settori, come ad esempio nei mezzi destinati al trasporto pubblico o in quelli di tipo industriale, ai quali però sono richieste prestazioni diverse da quelle di un’auto. In tali ambiti il loro impiego, anche nell’ottica della salvaguardia dell’ambiente, è da incentivare, ma per quanto riguarda i ricostruiti per le autovetture c’è ancora del lavoro da fare.