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Primo trimestre: riciclate più di 53 mila tonnellate di gomme

Published in montaggiogomme by Matteo Lecca, 6/15/2020 0

L’emergenza generata dal Coronavirus non ha fermato la raccolta delle gomme auto: nel corso del primo trimestre del 2020, infatti, sono state recuperate più di 53 mila tonnellate di pneumatici, a dispetto delle restrizioni imposte sugli spostamenti e delle chiusure a cui sono state costrette numerose aziende. La cifra complessiva è in linea con quella del 2019. A fornire i numeri è stato, come di consueto, Ecopneus, uno dei principali consorzi che si occupa della gestione della raccolta dei pneumatici fuori uso (noti anche con l’acronimo PFU); considerata come attività essenziale, la raccolta è proseguita pure durante il periodo di lockdown, permettendo dunque agli esercizi operanti nel settore di proseguire senza grandi ripercussioni.

I numeri della racconta

Nei primi tre mesi di questo – finora complicato – 2020 le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte sono state oltre 53.500, più di quanto fatto nel trimestre iniziale del 2019, quando vennero recuperate poco meno di 53.200 tonnellate. Sempre prendendo in considerazione lo stesso periodo, sono stati attivi 13.450 esercizi fra officine, stazioni di servizio e gommisti che hanno effettuato oltre 18 mila richieste di ritiro PFU da inizio gennaio a fine marzo. Questo dato ci consente di capire che il numero di interventi fra il 2019 e il 2020 è rimasto invariato, segno che l’emergenza sanitaria e il lockdown – che però non riguardava gommisti ed officine, che rientravano fra i servizi essenziali e perciò potevano restare aperti – non hanno inciso più di tanto sull’attività dei consorzi che si occupano del recupero delle gomme giunte a fine vita.

I dati dei ritiri e delle richieste

Se interventi e ritiri hanno fatto registrare grosso modo gli stessi numeri del 2019, sono invece calate le richieste di recupero PFU da parte dei gommisti, e non poteva essere altrimenti dato che per quasi tutto marzo un elevato numero di automobili è rimasto fermo. Gli interventi di recupero sono infatti stati circa 6200, in linea sia con il mese di marzo del 2019 che con febbraio di quest’anno, quando ancora si aveva la piena libertà di circolazione, mentre le richieste di ritiro da parte di gommisti e officine sono state di poco superiori a 3.300, in contrazione sia nel confronto con febbraio che con l’anno precedente. C’è attesa ora per quel che riguarda i dati del secondo trimestre, nel quale il lockdown ha avuto un impatto maggiore visto che il blocco quasi totale degli spostamenti si è protratto per due mesi, cioè aprile e maggio, e solo a partire da giugno si è avuta la completa riapertura.

Da cosa è dovuta la discrepanza tra ritiri e richieste

Il numero dei recuperi effettuati dai consorzi per il ritiro e lo smaltimento delle gomme fuori uso è stato quasi il doppio rispetto alle richieste da parte degli operatori del settore: come si spiega tale discrepanza? Il motivo è sempre lo stesso: flussi irregolari di pneumatici al di fuori del circuito legale, che obbligano i consorzi a interventi extra per il recupero di coperture abbandonate. Una pratica difficile da sradicare nonostante gli importanti passi avanti compiuti negli ultimi anni nella lotta all’abbandono in spazi aperti delle gomme usate, e anche in un periodo difficile come questo a causa dell’emergenza sanitaria, si è continuato a lasciarle in discariche abusive, obbligando i consorzi a interventi non previsti i cui costi non sono coperti dal contributo PFU, che ogni automobilista versa nel momento in cui compra nuovi pneumatici per la sua auto sia negli acquisti fisici che in quelli online, naturalmente solo se si rivolge a rivenditori seri e certificati.