Le innovazioni tecnologiche stanno aiutando i produttori di gomme auto a rendere i loro prodotti sempre più performanti e sicuri, e proprio con questo obiettivo è nata la collaborazione fra Microsoft – colosso dell’informatica – e Bridgestone, una delle aziende di riferimento nel mondo dei pneumatici. Il risultato a cui puntano è creare una nuova generazione di coperture hi-tech, con un occhio di riguardo verso la sicurezza: e questo termine non è usato a caso, le gomme diventeranno infatti lo strumento per monitorare la strada in tempo reale fornendo poi pronte segnalazioni in caso di situazioni di pericolo. Il progetto messo a punto dalle due aziende è Made in Italy e si presenta attraverso due acronimi: MCPV e TDMS. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Alla base del progetto sviluppato dalle due multinazionali c’è la condivisione delle informazioni per poter garantire una sicurezza maggiore sulle strade. L’acronimo MCPV sta per Microsoft Connected Vehicle Platform, uno strumento al quale l’azienda americana lavora da tempo e che non rappresenta una novità in ambito tecnologico, mentre dietro la sigla TDMS si cela il Tyre Damage Monitoring System, un sistema studiato per rilevare eventuali danni alle gomme auto. L’MCPV può essere considerato una sorta di raccoglitore di informazioni e dati condivisi, che riguardano mappe, viabilità, servizi, applicazioni, aggiornamenti – tutto condensato nel cloud – e saranno poi i software a gestire questa mole immensa di input nella maniera più appropriata, distribuendoli a seconda delle necessità e delle esigenze. Un sistema che troverà la sua piena realizzazione con l’avvento della guida autonoma, nella quale la gestione dei dati sarà un aspetto cruciale per la viabilità.
Il TDMS di Bridgestone, invece, si focalizza sui pneumatici e sul fondo stradale, monitorando il tutto attraverso l’ABS, un sistema che si è profondamente evoluto rispetto agli albori. Nato per impedire il bloccaggio delle ruote in fase di frenata, si è arricchito di altre funzionalità sfruttando gli algoritmi che hanno permesso di svilupparlo in maniera più ampia. Il principale vantaggio di questo strumento è proprio il controllo costante sullo stato della gomma, in grado di rilevare qualsiasi inconveniente come una buca, un urto o un corpo presente sulla sede stradale che possono causare danni alla copertura. In sostanza è il successore dell’attuale TPMS (ovvero il sistema che monitora la pressione di gonfiaggio) capace di segnalare non solo quando una gomma si sgonfia ma anche eventuali danni, incrementando così la sicurezza al volante e anche quella di chi sta intorno, dato che le informazioni saranno sempre condivise.
Queste tecnologie sono pronte, ma non altrettanto si può dire di ciò che sta loro intorno: il parco macchine del nostro Paese non è infatti così avanzato e sono tanti i modelli di auto non evolute tecnologicamente in giro; lo stesso discorso riguarda la rete stradale, tutt’altro che al passo con i tempi che stiamo vivendo, dove l’interazione con la tecnologia è essenziale. Grazie agli smartphone, però, sarà possibile usufruire di tali funzioni, bypassando così la lentezza nell’aggiornamento delle infrastrutture, che insegue le innovazioni sempre con qualche anno (nella migliore delle ipotesi…) di ritardo. I costruttori stanno credendo e investendo nel sistema, in modo da implementarlo sui loro veicoli e offrire così mezzi più evoluti, affidabili e interconnessi. Gli eventuali danni rilevati dal TDMS saranno segnalati tramite due spie sul monitor di bordo o sul cruscotto: una gialla per quelli meno gravi, una rossa per i più consistenti, che necessitano quindi di intervento immediato.
Come detto in precedenza, in questa tecnologia c’è del Made in Italy: il sistema TDMS è infatti stato sviluppato in Italia, per la precisione a Castel Romano, dove ha sede il TCE, il centro tecnologico di Bridgestone. Al suo interno si trovano impianti per la progettazione e laboratori chimici e fisici, dove vengono progettati e sviluppati pneumatici sia per auto e autocarri che per veicoli commerciali e agricoli. Questo centro è il punto di riferimento per gli impianti di produzione dell’azienda nipponica situati in Europa, e grazie alle idee qui elaborate, Bridgestone punta a trasformarsi da “semplice” costruttore di gomme, a fornitore di servizi che avranno al centro di tutto la mobilità.