Il kit riparazione pneumatici è sempre più diffuso nelle vetture di nuova immatricolazione: vediamo da cosa è composto e in che modo utilizzarlo al meglio.
Il kit di riparazione pneumatici ha ormai soppiantato la ruota e il ruotino di scorta nelle vetture di nuova immatricolazione: è questo infatti il dispositivo scelto dai produttori di auto da utilizzare in caso di foratura. Ma in che modo funziona? Da cosa è composto? Vediamo nel dettaglio come si usa il kit per la riparazione dei pneumatici, quali sono i suoi pro e contro e se è davvero funzionale quando ci si trova ad avere a che fare con un pneumatico forato. Gli automobilisti più giovani apprezzeranno senz’altro la sua comodità, quelli con più esperienza alle spalle dovranno prendere confidenza con un modo di agire diverso rispetto alla sostituzione del pneumatico forato con quello di scorta. Ecco tutto ciò che c’è da sapere, in attesa dei pneumatici impossibili da bucare.
Il principale pregio del kit di riparazione è la sua semplicità di utilizzo, alla portata di tutti: l’intera operazione di riparazione richiede non più di dieci minuti per poter ripristinare la funzionalità della gomma. Cominciamo col dire da cosa è composto il kit: un compressore compatto, una bomboletta che contiene la schiuma collante indispensabile per tappare il foro e una cannula da collegare alla valvola della ruota. Il primo passo da compiere per usare correttamente il kit di riparazione consiste nel collegare il compressore all’accendisigari, per poterlo mettere in funzione, e a sua volta connettere la bomboletta al compressore. Infine inserendo la cannula nella valvola del pneumatico sarà possibile immettere al suo interno la miscela di schiuma e aria compressa che permetterà di tappare il foro e di ripristinare la pressione di gonfiaggio, consentendo così di riprendere a circolare. L’avviamento del compressore richiede che il motore dell’auto sia in funzione.
Trattandosi di uno strumento semplice, il kit non è un dispositivo “evoluto”, ciò significa che non è in grado di riportare la pressione di gonfiaggio al valore previsto per le gomme della propria auto. In sostanza dovrà essere l’automobilista a controllarla manualmente mentre procede all’operazione di gonfiaggio attraverso un manometro. Dopo aver verificato che è stata ristabilita la pressione corretta – indicata nel libretto di circolazione oppure nella parte interna dello sportello lato conducente, tramite un’etichetta – è necessario aspettare dieci minuti in modo da consentire alla schiuma di stabilizzarsi all’interno della gomma, così da sigillare in maniera salda il foro o i fori presenti. A questo punto si può riprendere a circolare, ma è consigliato mantenere una velocità moderata – intorno ai 30-35 chilometri orari – per una decina di minuti circa, per far livellare il materiale espanso all’interno del pneumatico. Dopodiché è possibile aumentare la velocità, ma con dei limiti ben precisi.
Assolutamente no. Il kit di riparazione offre solo una soluzione temporanea, perciò non si può tenere a bordo di una vettura all’infinito una gomma riparata. Inoltre, come anticipato, dopo il suo impiego si è soggetti a dei limiti specifici: non è possibile superare gli 80 km/h e bisogna limitare anche la percorrenza chilometrica, evitando di coprire distanze superiori a 100 chilometri. Questo perché una ruota riparata ha perso la sua integrità dunque nell’eventualità di sollecitazioni più intense potrebbe andare incontro a problemi significativi o addirittura cedere all’improvviso nei casi peggiori. È una soluzione pensata per evitare di rimanere fermi a bordo strada e consentire di raggiungere in tempi brevi un’officina, che rimuoverà il pneumatico per poi analizzarlo in modo da capire se può essere riparato oppure dev’essere sostituito.
Il kit di riparazione è stato scelto dalle case automobilistiche poiché essendo compatto occupa uno spazio molto minore rispetto alla ruota o al ruotino di scorta, inoltre avendo un peso decisamente più contenuto consente di alleggerire la massa complessiva del veicolo. Come abbiamo visto, poi, è pratico e semplice da utilizzare e consente in circa dieci di minuti di ripristinare la funzionalità della ruota, senza operazioni faticose e talvolta prolungate come il cambio ruota, che richiedono più tempo. Questo intervento, in aggiunta, necessitava anche di una certa manualità ed esperienza, il kit invece è alla portata di tutti e chiunque potrà agire per ripristinare l’uso della ruota forata, almeno laddove è possibile operare con il kit, come vedremo più nel dettaglio tra poco. A fronte di tali indubbi vantaggi, però, vi sono anche degli svantaggi di cui non si può non tener conto.
Il principale limite del suo impiego è legato alle dimensioni della foratura: perfetto per quelle di pochi millimetri, risulta invece inutilizzabile se hanno un diametro maggiore oppure in caso di squarci o di danni al fianco della gomma, ciò restringe nettamente il suo range di utilizzo. In queste situazioni sarà infatti impossibile intervenire con il kit e bisognerà restare in attesa di un aiuto esterno. Il suo impiego poi rende decisamente più laboriose le operazioni del gommista una volta giunti in officina, il quale dovrà ripulire dalla schiuma collante sia il pneumatico che la parte interna del cerchio, per poter capire se la gomma può essere riparata in via definitiva oppure se si rende necessaria la sua sostituzione. Inoltre il suo utilizzo è una tantum, ciò vuol dire che una volta adoperato non è possibile impiegarlo ulteriormente e bisognerà comprare un nuovo kit per averlo a disposizione.
In definitiva, dunque, lo strumento più funzionale in caso di foratura continua ad essere il ruotino di scorta, il compromesso migliore perché consente sempre di riprendere a circolare in caso di pneumatico danneggiato occupando meno spazio – e con un peso più contenuto – rispetto alla ruota di scorta. Per questo gli esperti consigliano sempre di dotarsi del ruotino se la propria vettura ne è sprovvista, in modo da avere il dispositivo più efficiente da usare nell’eventualità di una foratura. Al contrario del kit è riutilizzabile più volte, pertanto con un’unica spesa si avrà un accessorio che non dovrà essere cambiato dopo averlo usato la prima volta. Pure in questo caso però bisogna tenere presenti dei limiti per il suo impiego: 80 chilometri orari di velocità massima e circa un centinaio di chilometri di percorrenza per provvedere a montare di nuovo una ruota di dimensioni standard al suo posto. Mantenere a bordo il ruotino comporta infatti maggiori cautele alla guida, in primis perché le sue dimensioni ridotte rispetto alle altre ruote sbilanciano la vettura, poi essendo più piccolo è inferiore la sua impronta a terra e si avranno dunque valori di aderenza diversi fra le quattro ruote, che richiedono una certa prudenza al volante.