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Pressione gomme auto: cosa cambia in inverno?

Published in montaggiogomme by Matteo Lecca, 1/30/2020 (edited on 5/11/2020 ) 0

La pressione di gonfiaggio delle gomme è influenzata dalla temperatura esterna: non ci si deve stupire dunque se, durante uno dei regolari controlli nel periodo invernale, si scopre che i pneumatici risultano leggermente sgonfi, né ci si deve allarmare. È tutto nella norma, infatti il freddo tende ad abbassare la pressione e quindi le coperture sono soggette a sgonfiamento con maggior facilità. Perché accade questo? Per una semplice ragione fisico-chimica: con le basse temperature l’aria si fa più densa e di conseguenza occupa un volume minore, causando così lo sgonfiamento della gomma. Tale fenomeno avviene in una maniera che potremmo definire “sistematica”, cosa significa? Semplicemente che ad una precisa diminuzione della temperatura atmosferica corrisponde un altrettanto preciso abbassamento della pressione. Vediamo in che modo.

Gradi atmosferici e bar

Il rapporto fra gradi atmosferici e bar è più stretto di quanto si possa pensare: se infatti la temperatura si abbassa di 10 gradi centrigradi, la pressione delle gomme scenderà di 0.1 bar. Facciamo un esempio per meglio spiegare cosa accade in inverno: un pneumatico può essere gonfiato a 2 bar con 20 gradi esterni, se la temperatura dovesse scendere a 10 gradi, la pressione cambia e si abbassa a 1.9 bar, riducendosi quindi di 0.1. Ecco perché in caso di repentini abbassamenti della temperatura, è necessario effettuare un controllo della pressione e intervenire per ripristinare quella corretta (che, ricordiamo, è indicata dal costruttore del veicolo all’interno del libretto di circolazione). La verifica di tale aspetto nel periodo invernale, inoltre, andrebbe svolta nel momento più freddo della giornata – perciò di primo mattino – proprio perché in quel frangente abbiamo l’abbassamento di pressione più consistente.

Come intervenire sulla pressione in inverno

Sono queste le ragioni che spingono gommisti ed addetti ai lavori a consigliare una verifica della pressione di gonfiaggio più frequente in inverno, invece che una volta al mese una ogni due o tre settimane, così da intervenire prontamente – riportando la pressione al corretto livello – non appena vi sia una variazione ed evitando in tal modo di circolare con gomme sgonfie. Gli automobilisti hanno poi a disposizione anche un’altra soluzione, ovvero gonfiare i pneumatici non con l’aria bensì con una miscela di azoto e aria, poiché le molecole dell’azoto garantiscono maggiore stabilità e sono utili a mantenere la pressione più costante. La minor presenza di ossigeno all’interno dei pneumatici è in grado di ridurre l’incidenza dell’umidità e della temperatura nella pressione di gonfiaggio, assicurando quindi un mantenimento di quest’ultima più a lungo nel tempo, con una diradazione dei controlli periodici.

Azoto vs ossigeno

Oltre ad essere più stabili, le molecole di azoto sono più grandi e quindi si riduce anche la possibilità di fughe di gas tramite la permeabilità del pneumatico. L’azoto per gonfiare le gomme è utilizzato soprattutto in ambito racing, ma da qualche anno a questa parte è in aumento il numero di automobilisti che ricorrono a tale soluzione proprio per i vantaggi che garantisce. Fra questi c’è una diminuzione del deterioramento della gomma e il mantenimento più prolungato delle temperature di esercizio corrette, elemento che consente di limitare il rischio di surriscaldamento della copertura, principale nemico delle gomme auto. Temperature inferiori significano una maggiore longevità del pneumatico e questa è la ragione principale per la quale si adopera l’azoto nelle competizioni motoristiche. Inoltre si riduce il pericolo di esplosioni della gomma. Di contro, l’azoto presenta dei costi: per gonfiare le gomme con questo gas si può spendere da un minimo di 20 ad un massimo di 30 euro, mentre la stessa operazione è gratuita se si impiega aria compressa.