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Pneumatici ricostruiti: l’Associazione dei ricostruttori vuole fare chiarezza

Published in montaggiogomme by Matteo Lecca, 11/17/2020 0

Al termine di un test che aveva messo a confronto un pneumatico top di gamma, uno economico cinese e uno ricostruito, l’ente TÜV SÜD – che ha condotto le prove – aveva definito la gomma ricostruita peggiore in termini di performance rispetto al prodotto economico cinese. Per questo l’AIRPAssociazione Italiana Ricostruttori Pneumatici – ha voluto fare chiarezza sul tema, contestando la conclusione alla quale è giunto l’ente indipendente. In primis, l’associazione ci ha tenuto a precisare che le gomme ricostruite vendute all’interno del mercato europeo sono dotate di regolare omologazione – e quindi rispettano pienamente le normative – che viene rilasciata dopo specifici test a cui sono sottoposte, e tale procedura è simile a quella alla quale devono sottostare anche i pneumatici nuovi.

Come avviene l’omologazione

In fase di ricostruzione della copertura, vengono stabiliti indici di carico e di velocità che dovrà sopportare, valori che in seguito dovranno essere rispettati dal prodotto quando sarà sottoposto al test per ottenere l’omologazione. Le prove sono effettuate in presenza di enti omologatori e solo se tutti i pneumatici testati superano la verifica, quel modello viene omologato ed è pronto quindi per essere commercializzato. Le problematiche e i difetti – sostiene l’AIRP – possono palesarsi sia sulle gomme di nuova costruzione che in quelle ricostruite, per tale ragione non bisogna demonizzare quest’ultima tipologia pensando che siano tutte scadenti o di bassa qualità soltanto perché un modello non ha superato un test e si è rivelato poco performante. Inoltre, non sempre tali criticità possono essere direttamente correlate all’opera del produttore, o del ricostruttore nel caso di gomme non di nuova produzione, pertanto come si fanno i distinguo per i prodotti nuovi, devono essere fatti anche per i ricostruiti.

Una visione differente

L’approccio alle due tipologie di pneumatici, secondo l’Associazione dei ricostruttori, è profondamente diverso; se infatti una copertura nuova non soddisfa i requisiti e presenta dei difetti di fabbrica, ci si interroga su cosa è andato storto nella realizzazione di quel modello e si va alla ricerca delle cause del suo malfunzionamento, facendo riferimento al singolo produttore coinvolto. Con i pneumatici ricostruiti, invece, i problemi di uno diventano immediatamente inefficienza di un intero segmento di gomme, chiamando in causa tutto l’universo dei prodotti ricostruiti, accusati di inaffidabilità e di performance non all’altezza delle coperture nuove. È questa visione che va cambiata, in quanto i difetti di fabbricazione possono colpire entrambe le categorie ma si tratta di problemi che coinvolgono i singoli modelli e non un’intera tipologia di gomme: tale pregiudizio deve essere abbandonato, per non danneggiare l’immagine di aziende ricostruttrici che invece non hanno mai avuto problematiche sui loro prodotti.

Auto e veicoli industriali

Fra i proprietari di automobili c’è ancora una certa diffidenza nei confronti di questi pneumatici, che per tale ragione sono poco diffusi nel mercato delle vetture, ma ampiamente utilizzati sui veicoli di tipo industriale. Secondo i dati, in Europa circa il 30% dei mezzi industriali monta gomma ricostruite, percentuale che sale addirittura al 50% negli Stati Uniti. A ciò si aggiunge l’impiego su mezzi di trasporto privati e pubblici, come ad esempio gli autobus. Inoltre, ci tiene a far sapere l’AIRP, molto spesso i produttori di gomme nuove sono pure ricostruttori, e quindi riversano il loro sapere e le tecnologie nel processo di ricostruzione, dando vita in sostanza a prodotti che poco o nulla hanno da invidiare a quelli nuovi. Qualche dubbio circa le loro prestazioni tuttavia rimane, e puntare sui pneumatici ricostruiti nel momento in cui si devono cambiare le gomme della propria auto sembra ancora una scommessa per molti automobilisti, che preferiscono sceglierli nuovi.